26 gennaio 2018

Clean Up Your Spot #3 Maledetta Plastica


 
Surfspot Baleal, Portogallo. Novembre 2017
Non siamo cittadini italiani, ma siamo cittadini del mondo, nel mondo. Questa è la nostra casa. Fatevene una ragione voi che pensate che non buttare la sigaretta a terra o fare la raccolta differenziata siano gesti inutili.

Tempo fa ho ritrovato un sacchetto di stoffa che avevo completamente dimenticato di avere, lo apro e all'interno trovo una manciata di sassolini colorati, quelli in vetro, sicuramente raccolti da piccola sulla spiaggia. Lo rovescio sulla mano, osservo bene e tra questi sassolini ce ne sono almeno 4 o 5 di dimensioni e materiale diverso: plastica. Me ne accorgo perché sono spigolosi, sbiaditi e bruttini rispetto a quelli in vetro. Sicuro ero su qualche spiaggia della Liguria di ponente, o in Francia, tra sabbia e pietre, ma sempre belle e abbastanza ampie, ma mai immense come quelle del Portogallo, ad esempio, meta del nostro ultimo viaggio surf.
  
Surfspot Baleal, Portogallo. Novembre 2017
Lì si che le spiagge sono infinite. Questa volta abbiamo soggiornato nella zona di Baleal e Peniche. Tempo pazzo, onde spesso perfette, ma ghiacciate. Ciò che mi ha veramente gelato il cuore però, non è stata solo l'aria fredda, ma la consistente presenza di plastica su ogni spiaggia visitata. Dico consistente perché ovunque e in grande quantità è presente la malefica Microplastica.

Ma andiamo con ordine.

Le seguenti informazioni sono estrapolate da un documentario che vi invito a vedere: 'A Plastic Ocean' disponibile su Netflix e da una serie di articoli di giornale.

Ci sono 5 trilioni di pezzi di plastica che galleggiano nei nostri oceani in tutto il mondo. Questi pezzetti di plastica vengono da pezzi più grandi. Il tempo, i raggi ultravioletti del sole, le onde e il sale, li rompono in pezzi più piccoli, in microplastica. In alcune aree del pianeta è presente più plastica che plancton, in un rapporto di uno a due e questa plastica viene ingerita dalla fauna marina e non solo.
La plastica assorbe le sostanze chimiche che ci sono negli oceani, i pesci ingeriscono questa plastica e le sostanze chimiche vengono assorbite dal corpo del pesce, dal suo grasso e dai suoi muscoli. In una balena sono stati trovati 6 metri quadrati di teli di plastica che le hanno provocato una morta sofferente. Non potendosi più cibare di nulla, il suo apparato digerente era completamente ostruito.

In un piccolo di Berta di soli 90 giorni sono stati trovati 276 pezzi di plastica. Dal documentario 'A Plastic Ocean'

Rifiuti di plastica all'interno di un esemplare di Berta. Dal documentario 'A Plastic Ocean'

La cosa che mi sciocca, è che ogni tipo di oggetto di plastica realizzato dagli anni Venti e Trenta a oggi, è ancora presenta sulla terra. Dove? Con ogni probabilità nei nostri oceani e mari, in particolare sui fondali. Il nostro Mare Mediterraneo è uno dei bacini idrici più inquinati del pianeta. 

Penso all'articolo uscito su Rolling Stone pochi giorni fa, scritto da un ragazzo italiano che vive a Bali da 17 anni e che mostra un'isola che proprio non mi ero immaginata. Una spiaggia colma di plastica. Spinti dalla pubblicità oggi gli indonesiani usano sempre più plastica, consumano cibi pre confezionati avvolti in plastica che diventa, ovviamente, usa e getta.
Persino le microperle usate negli scrub facciali, dentifrici e cosmesi sono una significativa fonte di microplastica. Se volete uno scrub ad impatto quasi zero andate a vedere il mio scrub al caffè.
 
Si possono notare pezzi di plastica molto piccola e dal vivo plastica grande quanto un chicco di sabbia


Ma cosa ci attira tanto della plastica? E' comoda, è durevole, trasparente, colorata e flessibile, la possiamo usare ovunque o quasi. Ma tutte queste "qualità" sono altamente tossiche per il nostro corpo e pianeta. Tutti sono consapevoli degli effetti che un giochino di plastica può avere su un bimbo che a pochi mesi di età comincia a rosicchiarlo?
La tossicità della plastica comporta effetti sulla nostra salute, ad esempio è una causa del maledetto male dei nostri tempi, il cancro, nello specifico a effetti sugli ormoni. Questo effetto viene definito 'proprietà di interferenza endocrina', un malfunzionamento del sistema ormonale del nostro corpo.
La maggior parte della plastica rilascia sostanze chimiche che hanno attività estrogenica EA, questa attività appare quando una sostanza di tipo BPA o ftalato filtra dalla plastica e penetra nel corpo, dove imita l'ormone estrogeno, bloccando l'azione o la produzione di ormoni e interferendo con le normali funzioni del corpo: la crescita, il metabolismo, la riproduzione o lo sviluppo precoce. Il 92.6% degli americani dai 6 anni in su hanno dei livelli percettibili di BPA nei loro corpi. Non esistono regolamentazioni, quindi noi consumatori siamo esposti al BISFENOLO A o BPA.
Ma quando avremo veramente paura? 

Si possono notare pezzi di plastica molto piccola e dal vivo plastica grande quanto un chicco di sabbia

Maria Cristina Fossi, docente del Dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell'Ambiente presso l'Università degli Studi di Siena, studia l'effetto delle microplastiche sulla fauna marina. Cliccate qui per dare uno sguardo ai suoi studi. La dottoressa Fossi è riuscita a capire come aiutare diverse tartarughe, che a largo dell'Asinara faticavano a galleggiare e ad andare a fondo, piene di gas prodotto dalla plastica ingerita. Un medicinale e un antibiotico sono diventati miracolosi per questi splendidi animali. Del resto non è una leggenda che le tartarughe scambino i sacchetti di plastica per meduse. 
Si può fare qualcosa per contrastare gli effetti negativi della plastica?
Sono convinta di si, partendo dal quotidiano. Ad esempio acquistando frutta e verdura sfusa e non confezionata, scegliendo i sacchetti di carta a quelli di plastica, e se vi capitano contenitori di plastica, perché diciamo, anche se non li vogliamo, spesso ce li ritroviamo tra le mani, riusiamoli, a qualcosa servono sempre. Scegliamo prodotti per il nostro corpo che abbiano il famoso INCI meno dannoso e più sostenibile possibile. Lo stesso per la pulizia della casa, bicarbonato, acido citrico, percarbonato e qualche olio essenziale giusto, basteranno per non avere più bisogno di tutti quei flaconi che fanno anche male ai nostri polmoni.
Ma c'è molto altro.  
Boyan Slat è un giovane olandese fondatore e CEO di The Ocean Cleanup. A diciotto anni ha ideato un sistema, The Ocean CleanUp Array, capace di catturare milioni di tonnellate di rifiuti sfruttando le correnti oceaniche. Il dispositivo è formato da una piattaforma a cui sono collegate due lunghe braccia galleggianti a pelo d'acqua che non si muovono dalla loro posizione e che funzionano come una sorta di grande imbuto, in grado di scendere fino a circa 600 metri. Questo sistema è in grado di intercettare e trattenere i rifiuti galleggianti, anche di piccole dimensioni. Una volta fatta arrivare alla piattaforma di raccolta, la plastica viene filtrata, separata dal plancton e conservata per il riciclo.


Surf Spot, Liguria Levante, Italia
Surf Spot, Liguria Levante, Italia
In acqua, ma anche fuori dall'acqua la plastica fa letteralmente disastri, come nelle fantastiche Filippine, altro paradiso che vorrei visitare, ma che soffre tanto. Non solo soffre per ragioni economiche e politiche, ma anche ambientali. Grazie Nestlè! Secondo Greenpeace proprio il 17% dei resti di sacchetti e bottiglie rinvenuti è da far risalire alla multinazionale.
Ma è in questa terra, bella e inquinata (sotto diversi aspetti) che sono attivi progetti di Biobonifica e Fitobonifica. La prima si basa sull'uso di organismi naturali per trasformare sostanze nocive in sostanze meno tossiche o non tossiche; la seconda è volta all'uso di piante verdi per disintossicare il suolo e l'acqua contaminata dai metalli pesanti e dai minerali in eccesso.
Se in tutte le aree del pianeta danneggiate dall'inquinamento si intervenisse con la tecnologia verde, avremmo non solo un netto miglioramento, ma si diffonderebbe anche una coscienza ambientale.
Tutto il mondo è inquinato e non c'è differenza tra paesi ricchi e poveri, nord e sud del pianeta. Non è più tempo di pensare che un paese considerato povero, lo sia anche dal punto di vista dell'attenzione all'ambiente. Ad esempio quando si pensa al Ruanda, viene in mente la guerra civile, non considerando che oggi è uno dei pochi paesi che ha bandito le buste di plastica. Il mondo si deve evolvere in meglio e quello che succede a est avrà e ha conseguenze anche a ovest, non perché lo vogliamo noi, ma perché da sempre è così. 
Ho viaggiato abbastanza e ho conosciuto culture diverse tra loro e l'unica cosa che riesco a pensare è quanto sia bello il nostro pianeta, quanto sia immenso e piccolo allo stesso tempo e quanto siamo fortunati a poterlo vivere. Presi dai diktat imposti da non si sa chi, che ci dicono come vivere, che ci tartassano continuamente facendoci credere che non saremo mai abbastanza, abbiamo perso il senso di questa vita, almeno per me.
Ma possiamo rimediare.



Surf spot Baleal, Portogallo. Novembre 2017
Anche chi ha deciso di evadere almeno ogni tanto, e ha scelto il surf per farlo, deve sapere alcune cose. Fare surf è una delle cose più belle che mi siano mai capitate. La prima cosa che ho notato è quanto il surfista si senta un tutt'uno con l'acqua e la spiaggia, in una sorta di equilibrio. Peccato che questo Amore venga rovinato in un secondo. Ad esempio dal surfista che con il suo furgoncino, che non si sa per quale motivo deve parcheggiare quasi in riva al mare, uscito dall'acqua si fuma una bella sigaretta e la getta per terra, dove? Eh sì proprio sulla spiaggia. O  da quello che, giustamente stanco e affamato dopo una bella surfata, si mangia qualcosina lasciando i rifiuti del cibo ovunque, ma dove? Sempre sulla spiaggia. Non sto parlando di usare tavole costruite dalla plastica riciclata, non so se esistano o se sia una cosa fattibile, anche se, certo, potete usare una paraffina ecologica, come la GreenFix. Sto parlando di gesti semplici che dovrebbero essere normali. Le spiagge più sporche che ho visto sono proprio quelle frequentate dai surfisti. Come la meravigliosa North Shore di Fuerteventura, che però respira sempre di più grazie al lavoro dei ragazzi di Limpiaventura.

Non posso non menzionare l'azienda Cynar Plc. Questa ditta produce carburante dai rifiuti: una macchina trasforma la plastica a fine vita in DIESEL, magia? No, realtà! Attraverso un processo detto 'pirolisi'. Così la plastica da riciclare, anche i sacchetti, è stata inviata in Irlanda e per mezzo di questo processo che è basato sul riscaldamento in assenza di ossigeno, il quale provoca la scissione dei legami molecolari, la trasforma in carburante.
Si stima che entro il 2050 gli oceani ospiteranno più plastica che pesci. Tutti gli ecosistemi del mondo sono basati sulla salute degli Oceani. Se soffrono loro, soffre l'intero pianeta..


Le fotografie che rappresentano il Portogallo sono di Summer Kahlo, quelle in bianco e nero sono state scattate da Janna Colella.
  

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