Tempo fa ho ritrovato un sacchetto di stoffa che avevo completamente dimenticato di avere, lo apro e all'interno trovo una manciata di sassolini colorati, quelli in vetro, sicuramente raccolti da piccola sulla spiaggia. Lo rovescio sulla mano, osservo bene e tra questi sassolini ce ne sono almeno 4 o 5 di dimensioni e materiale diverso: plastica. Me ne accorgo perché sono spigolosi, sbiaditi e bruttini rispetto a quelli in vetro. Sicuro ero su qualche spiaggia della Liguria di ponente, o in Francia, tra sabbia e pietre, ma sempre belle e abbastanza ampie, ma mai immense come quelle del Portogallo, ad esempio, meta del nostro ultimo viaggio surf.
Lì
si che le spiagge sono infinite. Questa volta abbiamo soggiornato nella zona di
Baleal e Peniche. Tempo pazzo, onde spesso perfette, ma ghiacciate. Ciò che mi
ha veramente gelato il cuore però, non è stata solo l'aria fredda, ma la
consistente presenza di plastica su ogni spiaggia visitata. Dico consistente perché
ovunque e in grande quantità è presente la malefica Microplastica.
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Ma
andiamo con ordine.
Le
seguenti informazioni sono estrapolate da un documentario che vi invito a
vedere: 'A Plastic Ocean' disponibile su Netflix e da una serie di articoli di
giornale.
Ci sono 5 trilioni di pezzi di plastica che galleggiano nei nostri oceani in tutto il mondo. Questi pezzetti di plastica vengono da pezzi più grandi. Il tempo, i raggi ultravioletti del sole, le onde e il sale, li rompono in pezzi più piccoli, in microplastica. In alcune aree del pianeta è presente più plastica che plancton, in un rapporto di uno a due e questa plastica viene ingerita dalla fauna marina e non solo.
La plastica assorbe le sostanze chimiche che ci sono negli oceani,
i pesci ingeriscono questa plastica e le sostanze chimiche vengono assorbite
dal corpo del pesce, dal suo grasso e dai suoi muscoli. In una balena sono
stati trovati 6 metri quadrati di teli di plastica che le hanno provocato una
morta sofferente. Non potendosi più cibare di nulla, il suo apparato
digerente era completamente ostruito.
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La cosa che mi sciocca, è che ogni tipo di oggetto di plastica
realizzato dagli anni Venti e Trenta a oggi, è ancora presenta sulla terra.
Dove? Con ogni probabilità nei nostri oceani e mari, in particolare sui
fondali. Il nostro Mare Mediterraneo è uno dei bacini idrici più inquinati del
pianeta.
Penso all'articolo uscito su Rolling
Stone pochi giorni fa, scritto da un ragazzo italiano che vive a Bali da 17
anni e che mostra un'isola che proprio non mi ero immaginata. Una spiaggia
colma di plastica. Spinti dalla pubblicità oggi gli indonesiani usano sempre
più plastica, consumano cibi pre confezionati avvolti in plastica che diventa,
ovviamente, usa e getta.
Persino le microperle usate negli scrub facciali, dentifrici e cosmesi
sono una significativa fonte di microplastica. Se volete uno scrub ad impatto
quasi zero andate a vedere il mio scrub
al caffè.
Si possono notare pezzi di plastica molto piccola e dal vivo plastica grande quanto un chicco di sabbia |
La tossicità della plastica comporta effetti sulla nostra salute,
ad esempio è una causa del maledetto male dei nostri tempi, il cancro, nello
specifico a effetti sugli ormoni. Questo effetto viene definito 'proprietà di
interferenza endocrina', un malfunzionamento del sistema ormonale del nostro
corpo.
La
maggior parte della plastica rilascia sostanze chimiche che hanno attività
estrogenica EA, questa attività appare quando una sostanza di tipo BPA o
ftalato filtra dalla plastica e penetra nel corpo, dove imita l'ormone
estrogeno, bloccando l'azione o la produzione di
ormoni e interferendo con le normali funzioni del corpo: la crescita, il
metabolismo, la riproduzione o lo sviluppo precoce. Il 92.6% degli
americani dai 6 anni in su hanno dei livelli percettibili di BPA nei loro
corpi. Non esistono regolamentazioni, quindi noi consumatori siamo esposti al
BISFENOLO A o BPA.
Ma quando avremo veramente paura?
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Maria Cristina Fossi, docente del Dipartimento
di Scienze fisiche, della Terra e dell'Ambiente presso l'Università degli Studi
di Siena, studia l'effetto delle microplastiche sulla fauna marina. Cliccate qui per dare uno
sguardo ai suoi studi. La dottoressa Fossi è riuscita a capire come aiutare
diverse tartarughe, che a largo dell'Asinara faticavano a galleggiare e ad
andare a fondo, piene di gas prodotto dalla plastica ingerita. Un
medicinale e un antibiotico sono diventati miracolosi per questi splendidi
animali. Del resto non è una leggenda che le tartarughe scambino i sacchetti di
plastica per meduse.
Si
può fare qualcosa per contrastare gli effetti negativi della plastica?
Sono
convinta di si, partendo dal quotidiano. Ad esempio acquistando frutta e
verdura sfusa e non confezionata, scegliendo i sacchetti di carta a quelli di
plastica, e se vi capitano contenitori di plastica, perché diciamo, anche se
non li vogliamo, spesso ce li ritroviamo tra le mani, riusiamoli, a qualcosa
servono sempre. Scegliamo prodotti per il nostro corpo che abbiano il famoso
INCI meno dannoso e più sostenibile possibile. Lo stesso per la pulizia della
casa, bicarbonato, acido citrico, percarbonato e qualche olio essenziale giusto,
basteranno per non avere più bisogno di tutti quei flaconi che fanno anche male
ai nostri polmoni.
Ma
c'è molto altro.
Boyan Slat è un giovane olandese fondatore
e CEO di The Ocean Cleanup. A
diciotto anni ha ideato un sistema, The Ocean CleanUp Array, capace di
catturare milioni di tonnellate di rifiuti sfruttando le correnti oceaniche. Il
dispositivo è formato da una piattaforma a cui sono collegate due lunghe
braccia galleggianti a pelo d'acqua che non si muovono dalla loro posizione e
che funzionano come una sorta di grande imbuto, in grado di scendere fino a
circa 600 metri. Questo sistema è in grado di intercettare e trattenere i
rifiuti galleggianti, anche di piccole dimensioni. Una volta fatta arrivare alla
piattaforma di raccolta, la plastica viene filtrata, separata dal plancton e
conservata per il riciclo.
Surf Spot, Liguria Levante, Italia |
Surf Spot, Liguria Levante, Italia |
Ma
è in questa terra, bella e inquinata (sotto diversi aspetti) che sono attivi
progetti di Biobonifica e Fitobonifica. La prima si basa sull'uso di organismi
naturali per trasformare sostanze nocive in sostanze meno tossiche o non
tossiche; la seconda è volta all'uso di piante verdi per disintossicare il
suolo e l'acqua contaminata dai metalli pesanti e dai minerali in eccesso.
Se
in tutte le aree del pianeta danneggiate dall'inquinamento si intervenisse con
la tecnologia verde, avremmo non solo un netto miglioramento, ma si
diffonderebbe anche una coscienza ambientale.
Tutto
il mondo è inquinato e non c'è differenza tra paesi ricchi e poveri, nord e sud
del pianeta. Non è più tempo di pensare che un paese considerato
povero, lo sia anche dal punto di vista dell'attenzione
all'ambiente. Ad esempio quando si pensa al Ruanda, viene in mente la guerra
civile, non considerando che oggi è uno dei pochi paesi che ha
bandito le buste di plastica. Il mondo si deve evolvere in meglio e quello che
succede a est avrà e ha conseguenze anche a ovest, non perché lo vogliamo noi,
ma perché da sempre è così.
Ho
viaggiato abbastanza e ho conosciuto culture diverse tra loro e l'unica cosa
che riesco a pensare è quanto sia bello il nostro pianeta, quanto sia immenso e
piccolo allo stesso tempo e quanto siamo fortunati a poterlo vivere. Presi dai
diktat imposti da non si sa chi, che ci dicono come vivere, che ci tartassano
continuamente facendoci credere che non saremo mai abbastanza, abbiamo perso il
senso di questa vita, almeno per me.
Ma
possiamo rimediare.
Surf
spot Baleal, Portogallo. Novembre 2017
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Anche chi ha deciso di evadere almeno ogni tanto, e ha
scelto il surf per farlo, deve sapere alcune cose. Fare surf è una delle cose
più belle che mi siano mai capitate. La prima cosa che ho notato è quanto il
surfista si senta un tutt'uno con l'acqua e la spiaggia, in una sorta di
equilibrio. Peccato che questo Amore venga rovinato in un secondo. Ad esempio dal
surfista che con il suo furgoncino, che non si sa per quale motivo
deve parcheggiare quasi in riva al mare, uscito dall'acqua si fuma una bella
sigaretta e la getta per terra, dove? Eh sì proprio sulla spiaggia. O da quello
che, giustamente stanco e affamato dopo una bella surfata, si mangia
qualcosina lasciando i rifiuti del cibo ovunque, ma dove? Sempre sulla
spiaggia. Non sto parlando di usare tavole costruite dalla plastica riciclata,
non so se esistano o se sia una cosa fattibile, anche se, certo, potete usare
una paraffina ecologica, come la GreenFix. Sto parlando
di gesti semplici che dovrebbero essere normali. Le spiagge più sporche che
ho visto sono proprio quelle frequentate dai surfisti. Come la meravigliosa
North Shore di Fuerteventura,
che però respira sempre di più grazie al lavoro dei ragazzi di Limpiaventura.
Non posso non menzionare l'azienda Cynar Plc. Questa ditta produce carburante
dai rifiuti: una macchina trasforma la plastica a fine vita in DIESEL, magia?
No, realtà! Attraverso un processo detto 'pirolisi'. Così la plastica da
riciclare, anche i sacchetti, è stata inviata in Irlanda e per mezzo di questo
processo che è basato sul riscaldamento in assenza di ossigeno, il quale provoca la
scissione dei legami molecolari, la trasforma in carburante.
Si stima che entro il 2050 gli oceani ospiteranno più plastica
che pesci. Tutti gli ecosistemi del mondo sono basati sulla salute degli
Oceani. Se soffrono loro, soffre l'intero pianeta..
Le fotografie che rappresentano il
Portogallo sono di Summer Kahlo, quelle in bianco e nero sono state scattate da
Janna Colella.
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